selceLa selce (Otis Crandell )

La selce

Le selci sono rocce sedimentarie compatte, durissime, molto taglienti sui bordi di frattura.

Sono state il primo materiale di litico usato dall'uomo primitivo, che ne ricavò vari oggetti e armi e lo impiegò anche per accendere il fuoco: due selci, se strofinate una contro l'altra, infatti producono scintille.

Questi litotipi sono costituiti essenzialmente da resti organici silicei: quando si tratta di scheletri di radiolari, prendono il nome di radiolariti; qualora prevalgono le diatomee, sono chiamati farina fossile o tripoli; se invece sono costituiti soprattutto da scheletri di spugna, si parla di spongoliti.

Le caratteristiche

Le selci hanno origine organogena, essendosi formate per accumolo e successiva diagenesi di resti di organismi a scheletro siliceo; questi, con il quarzo, il calcedonio e l'opale, minerali costituenti il cemento, sono i componenti essenziali; accessori sono calcite, ossidi e idrossidi di ferro, sostanze carboniose, più raramente clorite e gesso.

Il colore della roccia pura è bianco, ma se compaiono i minerali accessori può essere vario: i componenti ricchi di ferro le conferiscono tonalità scure, grige, rosse, verdastre; le impurezze carboniose la colorano di nero, come avviene per la radiolarite chiamata 'pietra di paragone'; in altre radiolariti il colore verde è dato dalla clorite, mentre quello grigio dalla grafite.

Non è raro, inoltre, che alcuni esemplari siano variegati e zonati per la sovrapposizione di strati di diverse tonalità.

Selci e radiolariti, che presentano una tipica frattura concoide e sono molto lucenti, hanno tessitura compatta e struttura granulare, con grana finissima, mentre la farina fossile e il tripoli sono incoerenti.

Origine e giacimenti

Le selci derivano dalla deposizione e dalla successiva diagenesi di resti di organismi a scheletro siliceo, uniti da un cemento costituito da quarzo, calcedonio, opale.

I resti organici appartengono all'ambiente acquatico, marino o lacustre; queste rocce, perciò, testimoniano la presenza, la momento della loro genesi, di mari o di laghi nelle aree di ritrovamento.

Tuttavia, è molto difficile separare nettamente i litotipi descritti, di origine organica, da analoghe rocce di genesi clastica oppure chimica; tra di loro, infatti, esistono vari termini di passaggio: in Toscana, per esempio, alcuni diaspri di origine clastica e chimica contengono frammenti di radiolari in quantità cosi cospique da passare a vere e proprie radiolariti, mentre in Piemonte, sul Monginevro, dei diaspri a radiolari hanno subito fenomeni di metamorfismo e si sono trasformati in quarziti.

Le selci sono comuni in calcari compatti come la maiolica, frequenti nelle Prealpi in noduli, lenti e letti sottili.

Una varietà di selce di origine lacustre si trova nei calcari di Meudon, vicino a Parigi.

Gli usi

Le selci sono state ampliamente utilizzate dall'uomo preistorico per fabbricare oggetti taglienti e per accendere il fuoco; quest'ultimo uso si è protratto fino all'invenzione dei fiammiferi, dato che anche gli acciarini erano costituiti da una selce grigia chiamata 'piromaca'.

Per tutto il Medio Evo, inoltre, come pietre di paragone furono impiegate dagli orafi per saggiare l'oro.

Con radiolariti a grana fine sono state talvolta fabbricate le pietre da cote, usate per affilare vari tipi di lame.

Le diatomiti, infine, vengono utilizzate come abrasivo per lucidare metalli teneri e, se mescolate a nitroglicerina, anche per la produzione della dinamite.

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